Giorgio de Chirico. Metaphysical Journey

Organizzata dal Tokyo Metropolitan Art Museum e dal Kobe City Museum insieme a The Asahi Shimbun, alla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma e all’Associazione MetaMorfosi di Roma, questa mostra permette di conoscere de Chirico grazie a una serie di chiavi di lettura che possono aiutare ad aprire il sipario sui suoi enigmi e a percorrere il suo magnifico labirinto, costruito in un percorso che si è rinnovato per quasi settant’anni.

La mostra è stata progettata ed organizzata da Associazione MetaMorfosi per essere esposta in due sedi: il Tokyo Metropolitan Art Museum, dal 27 aprile – 29 agosto 2024, e il Kobe City Museum, 14 settembre – 8 dicembre 2024.

Il curatore Fabio Benzi, professore ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università «Gabriele d’Annunzio» di Chieti-Pescara, dove presiede anche il corso di laurea in Beni Culturali, ha individuato dei nuclei tematici capaci di condurci nelle stanze misteriose di de Chirico, un’immagine che egli stesso amava suggerire per la visione dei suoi quadri nell’immenso lascito di scritti che hanno accompagnato il suo lavoro di pittore e che lo rendono una figura unica nella storia dell’arte, in un denso intreccio di riferimenti letterari, filosofici, storici e culturali che, tuttavia, sono tradotti in una forma visiva che riesce, paradossalmente, a essere chiara e incisiva nonostante la sua enorme complessità.

Le sezioni privilegiano un approccio tematico, in linea con il pensiero di de Chirico, che non condivideva l’idea del tempo “progressivo” della modernità e delle avanguardie, arrivando a scrivere, in una lettera del 1916, a Guillaume Apollinaire: «l’Efesino [Eraclito di Efeso] ci insegna che il tempo non esiste e che sulla grande curva dell’eternità il passato è uguale all’avvenire».

«De Chirico – spiega Benzi – è sempre stato convinto dell’evoluzione tecnica del proprio lavoro e quando, ad esempio, ha ripreso un quadro del periodo metafisico giovanile lo ha dipinto con la nuova qualità tecnica raggiunta, non imitando, come avrebbe potuto fare, lo stile degli anni precedenti; si prendeva dunque gioco di chi valutava la data (un’ossessione delle avanguardie storiche) piuttosto che la qualità dell’opera, ma senza mai falsificare sé stesso».

In questo senso de Chirico, Pictor classicus, si sentiva vicino ai suoi amati maestri antichi, come Tiziano o Rubens, che hanno spesso dipinto repliche dei loro capolavori. Per de Chirico, quindi, «l’idea stessa di un’arte assoluta e fuori dal tempo diventa un elemento di poetica ‒ sottolinea Fabio Benzi ‒ e le Piazze d’Italia si replicano nel suo mondo come immagini sostanzialmente “pop”: e il fatto che Warhol ne abbia fatto l’oggetto di una serie di sue opere, non rende questa affermazione solo una “sensazione”, ma la constatazione di una vera e propria anticipazione di una sensibilità modernissima».

allestimento mostra

inaugurazione a Tokio

 

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  • L'Artista

    Giorgio de Chirico

    Volo, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978